Ultimo giorno di vita di Mons. Luigi Novarese
Sorella Elvira sul letto
di morte di Mons. Luigi Novarese
Il 20 luglio 1984 è un venerdì. Mons. Luigi si sveglia nella sua camera al secondo piano, ma non se la sente di raggiungere la cappella al pianterreno per la messa. Non sta bene, accusa un dolore al petto. Nei giorni precedenti è stato visitato dai medici. "Dicono che non ho niente, ma io non mi sento bene", confida alle persone vicine. Aggiungendo, con la mano appoggiata al cuore: "Ho un peso qui, che mi trascina giù, verso il basso".
Monsignore, come al solito, si è alzato presto. Verso le 6,45 l'infermiere, Armando Bastos, gli ha misurato la pressione. è leggermente più alta della norma, ma non allarmante. "Non ho riposato molto", dice. "E' forse la preoccupazione per il pellegrinaggio a Lourdes?", ribatte l'infermiere. "Anche", risponde. Si sente stanco, il dolore persiste, fatica a respirare. Sarà una giornata difficile.
A questo punto del racconto, per riferire i fatti nel modo più preciso possibile, diamo la parola a un cronista e testimone scrupoloso, don Antonio Giorgini. II gesti di quelle ore, le frasi pronuciate, la scansione degli eventi, sono stati puntualmente annotati nei suoi appunti inediti.
"Allontanatosi l'infermiere, monsignore entra, come al solito in bagno e lì, dopo avere terminato le pulizie personali e essersi vestito, si sente male. Sono le 7,30", scrive don Giorgini. "Chiama al telefono sorella Elvira che accorre immediatamente. Lui parla a fatica; dice di provare una forte fitta al petto, si sforza a respirare. Gli altri membri della comunità sono a messa. Sorella Elvira, preoccupata, si avvia per chiedere aiuto, ma monsignore la blocca. Mi ascolti, le dice, ho ancora pochi minuti di vita".
"In nome di Dio e dell'Immacolata le do l'ubbidienza di continuare l'apostolato che abbiamo iniziato insieme. Ora tocca a lei, sorella Elvira, andare avanti. Le metto vicino don Lugino, lei lo aiuterà a conoscere più a fondo l'apostolato.
Monsignore, come al solito, si è alzato presto. Verso le 6,45 l'infermiere, Armando Bastos, gli ha misurato la pressione. è leggermente più alta della norma, ma non allarmante. "Non ho riposato molto", dice. "E' forse la preoccupazione per il pellegrinaggio a Lourdes?", ribatte l'infermiere. "Anche", risponde. Si sente stanco, il dolore persiste, fatica a respirare. Sarà una giornata difficile.
A questo punto del racconto, per riferire i fatti nel modo più preciso possibile, diamo la parola a un cronista e testimone scrupoloso, don Antonio Giorgini. II gesti di quelle ore, le frasi pronuciate, la scansione degli eventi, sono stati puntualmente annotati nei suoi appunti inediti.
"Allontanatosi l'infermiere, monsignore entra, come al solito in bagno e lì, dopo avere terminato le pulizie personali e essersi vestito, si sente male. Sono le 7,30", scrive don Giorgini. "Chiama al telefono sorella Elvira che accorre immediatamente. Lui parla a fatica; dice di provare una forte fitta al petto, si sforza a respirare. Gli altri membri della comunità sono a messa. Sorella Elvira, preoccupata, si avvia per chiedere aiuto, ma monsignore la blocca. Mi ascolti, le dice, ho ancora pochi minuti di vita".
"In nome di Dio e dell'Immacolata le do l'ubbidienza di continuare l'apostolato che abbiamo iniziato insieme. Ora tocca a lei, sorella Elvira, andare avanti. Le metto vicino don Lugino, lei lo aiuterà a conoscere più a fondo l'apostolato.
Lo studio di Mons. Novarese
"A questo punto", continua don Giorgini, "monsignore prende la statuetta della Madonna che ha sempre avuto vicino, sul comodino, la bacia con trasporto e la stringe al cuore. Quindi la consegna a sorella Elvira, che la bacia a sua volta e, subito dopo, fa il segno della croce mentre il sacerdote la benedice".
Nella casa, intanto, è scattato l'allarme: "Monsignore sta male!". Don Garosio va a cercare un dottore, si telefona alla comunità di Roma per chiedere consiglio a sorella Pierangela Cavallino, che è medico. Ma la situazione precipita.
"Monsignore, sempre seduto sul letto e sostenuto da Armando, l'infermiere, non riesce quasi a respirare: l'edema polmonare sta stroncando la sua vita", ricorda Giorgini. "Il suo viso è sereno. Sorella Elvira si inginocchia per recitare la Consacrazione alla Madonna. Monsignore muove le labbra, sorride, poi volge lo sguardo verso la porta come per accogliere Qualcuno. Spira alle 8,05".
Don Luigi ha lasciato questo mondo. La notizia raggiunge la Santa Sede, forte è l'emozione e unanime il cordoglio. Per dare la misura dello sgomento, bastano le parole di Giovanni Paolo II: "La morte di monsignor Novarese è una perdita non solo per la sua Opera, ma per la Chiesa universale".
Don Luigi riposa nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in Via Giulia, a Roma.
Nella casa, intanto, è scattato l'allarme: "Monsignore sta male!". Don Garosio va a cercare un dottore, si telefona alla comunità di Roma per chiedere consiglio a sorella Pierangela Cavallino, che è medico. Ma la situazione precipita.
"Monsignore, sempre seduto sul letto e sostenuto da Armando, l'infermiere, non riesce quasi a respirare: l'edema polmonare sta stroncando la sua vita", ricorda Giorgini. "Il suo viso è sereno. Sorella Elvira si inginocchia per recitare la Consacrazione alla Madonna. Monsignore muove le labbra, sorride, poi volge lo sguardo verso la porta come per accogliere Qualcuno. Spira alle 8,05".
Don Luigi ha lasciato questo mondo. La notizia raggiunge la Santa Sede, forte è l'emozione e unanime il cordoglio. Per dare la misura dello sgomento, bastano le parole di Giovanni Paolo II: "La morte di monsignor Novarese è una perdita non solo per la sua Opera, ma per la Chiesa universale".
Don Luigi riposa nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in Via Giulia, a Roma.
Testo tratto dal libro:
"Luigi Novarese: lo spirito che cura il corpo",
di Mauro Anselmo,
Edizioni CVS, 2011
"Luigi Novarese: lo spirito che cura il corpo",
di Mauro Anselmo,
Edizioni CVS, 2011